Il funzionamento dell’udito è un meccanismo tutt’altro che scontato, risultato di milioni di anni d’evoluzione umana. Seguiteci in questo viaggio all’interno dell’orecchio
Tra i più fini e articolati organi dell’essere umano, l’orecchio ha una duplice funzione: garantisce l’equilibrio statico e dinamico del corpo e permette di captare i suoni provenienti dal mondo esterno. È su quest’ultima caratteristica che ci concentreremo, spiegando come le onde sonore vengono trasformate in impulsi nervosi e interpretati dal cervello.
L’orecchio esterno
I suoni vengono captati dal padiglione auricolare e convogliati all’interno del condotto uditivo, una “galleria” dalle pareti lisce, zona dove solitamente si accumula il cerume. Questa sostanza non per forza è dannosa per l’organismo, perché mantiene la superficie interna umida e morbida, aiutando la pulizia e la lubrificazione grazie al suo pH acido. È qui, nella zona del condotto, che si forma il famoso “tappo”: può essere causato dall’infiammazione delle pareti o dall’acqua che entra all’interno. Il padiglione auricolare e il condotto uditivo formano l’orecchio esterno.
L’orecchio medio
Ma continuiamo il nostro percorso all’interno dell’orecchio. Attraversato il condotto, il suono arriva al timpano, che si presenta come una membrana sottile, una “pelle di tamburo” particolarmente tesa, che inizia a vibrare non appena colpita dalle onde sonore. La funzione del timpano è supportata da tre ossicini, i più piccoli di tutto il corpo, posti proprio dietro alla membrana: martello, incudine e staffa.
Svolgono una importantissima funzione perché amplificano ulteriormente le vibrazioni sonore, prima di essere trasferite nell’orecchio interno, ponendosi così come “ponte” verso l’orecchio interno.
Incudine, martello e staffa sono collocati in una cavità detta “cassa del timpano” che comunica all’esterno grazie alla tromba d’Eustachio che sbocca poi nella faringe in concomitanza del naso e della bocca. L’orecchio medio, zona in cui sono localizzati i tre ossicini, è quindi pieno d’aria proveniente dalla faringe, permettendo quindi il mantenimento dell’equilibrio tra la pressione interna ed esterna. È in questo modo che è possibile compensare la pressione quando siamo sott’acqua o in aereo.
L’orecchio interno
La catena dei tre ossicini svolge, come detto, il ruolo di ponte per condurre il suono fino all’orecchio interno. Qui, troviamo la coclea: una “struttura” a spirale al cui interno corrono diverse gallerie piene di liquido.
Come avviene il passaggio del suono? Muovendosi, la staffa preme la finestra ovale, una zona molto sensibile della coclea. Le vibrazioni creano un movimento del liquido interno che interessa anche le cellule ciliate, dei finissimi ricettori contenuti dentro la struttura a spirale: sono loro a trasformare le onde sonore in impulsi nervosi che arrivano poi al cervello.
Le cellule ciliate sono più di 15 mila per ogni orecchio, e reagiscono in modo diverso a seconda del tipo di suono. Avvertono le pressioni del liquido e, ondeggiando, stimolano a loro volta le terminazioni nervose a cui sono collegate, portando così i segnali al cervello tramite il nervo uditivo, che decodifica e interpreta i suoni. A differenza delle terminazioni nervose, le cellule ciliate vengono ricambiate periodicamente.